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Sul web, è noto, si possono trovare argomenti a favore di una tesi e argomenti diametralmente opposti. Gli psicofarmaci per cani non sfuggono a questa regola generale.

Per quanto mi riguarda le tesi dei medici che sono contrari all’uso dello psicofarmaco sono in parte condivisibili e in parte no. Cercherò di spiegare il perché.

Ecco come la penso
Troppo spesso noi uomini ci arroghiamo il diritto di stabilire cosa è giusto e cosa no, e pretendiamo di avere tutto sotto il nostro controllo.

Magari stabiliamo che non è corretto che un pastore maremmano difenda la proprietà e il suo gruppo familiare e ci scandalizziamo quando un beagle in passeggiata è concentratissimo sugli odori e si relaziona poco con il suo proprietario, o ancora isoliamo in un terrazzo asettico un golden retriever di 2 anni che in casa distrugge tutto perché la sua unica attività è una passeggiata settimanale nel centro commerciale.

Sono solo alcuni esempi del nostro ritenerci esseri superiori e fatichiamo a guardare le cose dalla prospettiva dell’altro sia cane o gatto o umano o qualsiasi altro essere vivente; fatichiamo o addirittura non ci impegnano per niente a capire le esigenze dell’altro.

Riguardo ai cani, troppo spesso vengono adottati senza sforzarsi di capire quali siano le loro esigenze, le caratteristiche dell’individuo unico e irripetibile, o della sua razza che ha delle peculiarità importanti.

In tutti quei casi in cui le alterazioni del comportamento dipendono da un mancato soddisfacimento dei bisogni fondamentali dell’individuo, in questi casi lo psicofarmaco è una sconfitta.

Laddove però dalla visita comportamentale, che è un atto medico specialistico, si evidenzi una patologia del comportamento che va trattata appunto da patologia, il farmaco e la terapia comportamentale sono necessarie. Se il cane, o comunque l’individuo, ha perso la sua plasticità di adattamento alle situazioni che gli si presentano il farmaco e la terapia comportamentale sono necessarie. Il nostro obiettivo deve essere quello di esaltare le capacità di adattamento dell’individuo.

Il farmaco viene usato per dare la possibilità all’individuo di recuperare la sua plasticità comportamentale e dona benessere all’individuo alleviando i sintomi della patologia (un esempio banale: quando ho la febbre prendo l’antipiretico. Quando ho un’infezione prendo un antibiotico. E così via).

Anche in quei casi, rari ma possibili, in cui si renda necessario l’utilizzo del farmaco per l’intera vita dell’individuo, il suo utilizzo può e deve essere considerato come via alternativa all’abbandono o all’eutanasia del cane.

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